in hoc signo vinces – LORENZO ROMANI
15 marzo – 16 aprile 2023
in Via Garibaldi 22 a Ferrara
“C’è Il Cavaliere Inesistente, così titola il grande quadro che Lorenzo Romani pone a parete nello spazio di 7MQ e sembra dare sicurezza a tutti i disegni in bianco e nero che circondano tunnel a perdere distribuiti sulla pavimentazione della galleria.
Si, voragini vuote abbracciate da quelle forme tumultuose che l’artista vuole far uscire libere nel vento del vivere.
I tunnel rappresentano le strade vuote di “anima” a cui è costretta l’umanità relativista, obbligata a percorrere il vuoto del consumismo quotidiano. Ecco allora quel cavaliere, che è la coscienza di ognuno, pronta a difendere le stelle ed i sogni che sempre sono presenti attorno a noi.”
testo a cura di Giorgio Cattani
“….ma perdiana! La Natura ha faticato migliaia e migliaia di secoli per salire questi cinque gradini, dal verme all’uomo; s’é dovuta evolvere, è vero? Questa materia per raggiungere come forma e come sostanza questo quinto gradino, per diventare questa bestia che ruba (:::)”, scrive Luigi Pirandello in “Sei personaggi in cerca d’autore”.
E da queste parole partono le suggestioni intorno al lavoro di Romani. Abbozzi, ritagli, sfumati, non luoghi incastrati nello spazio anonimo della modernità, questi gli elementi caratterizzan1ti l’arte di Lorenzo Romani, classe 1988. Non inventa tecniche nuove ma le miscela e armonizza in una sperimentazione che si traduce in spettacolo di variabili accennate, sfuocate e proprio per queste ragioni altrettanto cariche di magnetismo.
Una costruzione artistica che unisce mirabilmente pezzi prefabbricati ad elementi architettonici e colori accennati e pastello. L’artista realizza così una volumetria trasparente, ad abitarla spettri talvolta anche inquietanti nella loro vaghezza, liberati dal peso della massa e dalla appartenenza ad un mondo nel quale non si collocano se non forzatamente.
E’ così che Romani predilige il vuoto al pieno dove il passaggio dell’uomo sia appena visibile in modo tale da non togliere la luce necessaria ad una possibile quanto vagheggiata rinascita Volutamente non si ottiene l’effetto liberatorio dall’invadenza materica, quasi a denunciarne l’impossibilità. Piuttosto la si trasforma in altro da quello che sembra volere a tutti costi essere, la presenza diventa assenza. La materia si fa pura forma.
Un gioco di colori e di segni che va verso il valore insostituibile di ciò che vuole restare sospeso, sogno, visione.
testo a cura di Francesca Boari